Tre riflessioni sulle elezioni regionali #SAR2014

Lo dico sin dall’inizio per evitare polemiche inutili: io non sono uno degli indecisi che sta ancora valutando chi votare alle elezioni regionali, il prossimo 16 febbraio. Non sono un giornalista (né credo che i giornalisti debbano essere imparziali), né un militante o un candidato per nessuno dei partiti di cui parlo qui sotto. Il mio sostegno va a Sardegna Possibile. Perciò chi lo desidera, e non è disturbato da un’interpretazione assolutamente schierata e parziale della campagna elettorale in corso, può proseguire nella lettura. Quelle che seguono sono le ragioni per cui considero le coalizioni di centrodestra e centrosinistra inadeguate a governare la Sardegna per i prossimi cinque anni, le stesse per cui credo invece che quella di Sardegna Possibile sia una proposta coerente che vada considerata con molta attenzione. Continue reading “Tre riflessioni sulle elezioni regionali #SAR2014”

Tradurre in Gallurese

Quando muore una lingua, muore con essa un mondo possibile. In questo non c’è sopravvivenza dei più forti. Persino quando è parlata soltanto da una manciata di persone, dai sopravvissuti perseguitati di comunità sterminate, una lingua contiene in sé il potenziale illimitato di scoperta, di ri-composizioni della realtà, di sogni strutturati che noi chiamiamo miti, poesia, ipotesi metafisiche e discorso giuridico. (Steiner)

Ho voluto iniziare questa riflessione sulla lingua Gallurese citando un libro fondamentale per qualunque traduttore, Dopo Babele, del grande linguista George Steiner. Chiaramente non intendo affermare che la nostra sia una lingua in via di estinzione come quella parlata da una manciata di sopravvissuti allo sterminio di una comunità; se ci pensiamo bene, però, la nostra comunità e la nostra lingua subiscono ugualmente un deterioramento inesorabile, dovuto a fattori che si presentano molto più diluiti nel tempo e nella forma. Forse tutto ciò è meno brutale di un attacco programmato e palese, ma è in grado di portare lo stesso all’estinzione la lingua, e dunque alla perdita irrimediabile del patrimonio culturale che essa esprime, rendendolo del tutto accettabile dalla maggior parte di noi perché avvertito come inarrestabile. Continue reading “Tradurre in Gallurese”

La campagna indipendentista per le regionali 2014, vista da fuori

[…] provate a mettervi in bilico, come se foste dentro quell’infinitesimo e infinito istante in cui si annuncia che i voti favorevoli in un referendum di indipendenza sono la maggioranza, o nel momento in cui scocca la mezzanotte che separa il giorno prima dell’indipendenza e il giorno dopo in cui si è un nuovo Stato del mondo. Se ci riuscite sentirete tutta la vorticosa forza della circolarità creatrice. Quella che tiene insieme sovranità e indipendenza. Indipendenza e sovranità. Quella forza creatrice che si rinnova ogni giorno, anche nel più piccolo gesto, quando riusciamo a tradurre in pratica di cambiamento della società sarda la nostra coscienza nazionale di popolo, o quando in una piccola azione di trasformazione della realtà riscopriamo quale sia il gusto e quanto sia giusto diventare indipendenti. Guai dunque a chi rompe la circolarità. Viva invece chi ogni giorno lega, per il bene dei sardi e della Sardegna, la sovranità e l’indipendenza.

Queste sono parole dall’irrequieto Franciscu Sedda, semiologo, già co-fondatore di iRS, passato a ProgReS e in seguito uscito dal partito per curare il progetto Fiocco Verde, ora animatore del progetto Is Novadores ecc., che si avvita un una pericolosa speculazione sul tema “indipendenza e sovranità”. Di fatto, Sedda ha dato vita ad un soggetto politico insieme a Paolo Maninchedda, già PSd’Az (con Cappellacci alle ultime elezioni), in vista di un’ingresso nell’area del centro-sinistra sardo (in poche parole, si alleano col PD). La proposta del Fiocco Verde di istituire un’agenzia sarda delle entrate, inoltre, sebbene fosse stata definita tecnicamente a-partitica, è stata il trampolino di lancio per la nuova mossa politica di Sedda, che ha messo questo provvedimento in cima alle priorità del suo programma elettorale. Il motivo dell’ingresso nel centro-sinistra sarebbe la necessità di un passaggio graduale verso l’indipendenza, che non si può ottenere essendo solo duri e puri. Si cerca di sdoganare il famigerato unionismo, in pratica. La posizione di Sedda è oggetto di continue critiche da parte di A Manca pro s’Indipendentzia: Cristiano Sabino, in un articolo su ilminuto.info, parla dell’invasione di “ultracorpi” dalle ambizioni piccole piccole:

In prima fila c’è Francesco Sedda, che dopo aver giurato e spergiurato sul fatto che il Fiocco Verde non era una mossa elettorale pone al centro delle sue trattative con il centro sinistra proprio l’agenzia sarda delle entrate del fiocco verde. C’è Maninchedda, l’uomo prendi i voti e scappa che, disossato il Psdaz, sta cercando approdi più gratificanti. C’è Mr 44/88 Muledda e le sue letterine al “compagno Bersani”, che si atteggia a Caronte dell’indipendentismo verso il centrosinistra italiano (leggi l’articolo). Questi i primi ad esporsi e a fare outing, ma la lista è drammaticamente destinata ad allungarsi. Le ragioni della svendita sono quelle di sempre: “bisogna pur entrare nelle istituzioni”, “anche nei partiti italiani ci sono sardi”, “li contaniamo dall’interno”, ecc. […] In effetti quello che viene fatto passare come grande strategia entrista non è altro che un’opera da mendicanti di sediette (poltrone è una parola grossa). La realtà è questa: l’indipendentismo rischia di essere ostaggio delle ambizioni personali di una serie di personaggi pronti a svenderlo per un piattino di lenticchie. Con tutta probabilità avremo ultracorpi “sovranisti” ovunque: chi andrà con M5S esaltandandone i temi anticorruzione, chi con il PD per non si sa quale motivo, chi con SEL perché sono sensibili alle tematiche ecologiche, chi con Cappellacci per i suoi spot su zona franca e flotta sarda. Ultracorpi ovunque, tutti alla ricerca di briciole più o meno sostanziose.

A Manca, da parte sua, ha lanciato da tempo l’idea di un blocco nazionale indipendentista, auspicando l’unione di tutte le forze indipendentiste, necessaria anche per superare lo sbarramento del 15% imposto dalla legge elettorale approvata di recente. La proposta non è certo nuova nel suo genere: molte forze più o meno indipendentiste fremono già dalla voglia di creare listoni accomunati dall’obiettivo dell’indipendenza, a patto di stare dietro la cattedra a guidare la coalizione. Così il Laboratorio Gallura ha iniziato a convocare rappresentanti di tutti gli schieramenti ad assemblee che si tengono a Olbia (ottenendo, da poco, il rifiuto netto di A Manca), mentre Michela Murgia ha dato un preavviso di un mese prima di sciogliere le riserve sulla sua candidatura con ProgReS, il 3 agosto, tempo che sta utilizzando per cercare di riscuotere il consenso necessario a creare una coalizione di forze indipendentiste da presentare alle elezioni con un progetto credibile. Neanche questa mossa è piaciuta a quelli di A Manca, che la scrittrice ha liquidato malamente in un passaggio di un’intervista al sito sassarinews:

Il secondo filone è di tipo ideologico: quasi tutti i movimenti indipendentisti, in quanto movimenti di liberazione, vengono dalla sinistra extraparlamentare. Alcuni hanno mantenuto questa connotazione per cui non sognano solo la Sardegna indipendente ma indipendente-socialista. E questo fa capire come sia un doppio salto carpiato da un trampolino rotto.

Da qui in poi, ho perso il filo. iRS ancora tace. Gli altri partitini non contano nulla. Che sta succedendo al mondo indipendentista sardo? Si sta già arrivando a stracciare tutto per poi riproporre la situazione da incubo del 2010? Spero che almeno stavolta si trovi l’umiltà necessaria per accettare di fare da gregari quando il progetto più credibile prenderà forma, e questo sarà possibile solo se ci sarà una volontà reale di creare un blocco dove nessun partito singolo sia predominante rispetto agli altri e accetti di cedere il passo, e non è facile. A leggere certe cose ho paura che vada a finire con ogni partito che propone ostinatamente la sua coalizione di partiti indipendentisti e finisce con l’allearsi solo con sé stesso. L’altra strada, invece, potrebbe portare dritti a quell’anno zero dell’indipendenza di cui parla Nicolò Businco su sardiniapost, un momento in cui «l’indipendenza potrebbe per la prima volta uscire dalla carta dei programmi e confrontarsi con la realtà politica», magari bruciando alla partenza chi ha deciso di passare alle marce ridotte per eccesso di pragmatismo. Me lo auguro di cuore.